Crowdsourcing: bilanciare opportunità e rischi

Crowdsourcing (da crowd, “folla”, e sourcing, “outsourcing”, e cioè esternalizzazione aziendale) è lo sviluppo collettivo, nato dalla passione di volontari, che sfruttando le tecnologie del Web 2.0 ha fin da subito rivoluzionato il mondo del lavoro. Inizialmente sono nate community open source (Wikipedia ad esempio è nata da crowdsourcing volontario), nell’ottica di uno sviluppo di nuove forme lavorative, avviate grazie alla rivoluzione tecnologica e comunicativa partita alla fine degli anni ’70.

Focalizzandosi in ambito economico il crowdsourcing è “l’esternalizzazione di una parte delle proprie attività”, un modello di business dove le aziende o le istituzioni affidano una parte del proprio progetto a un insieme non definito di persone, non organizzate in precedenza per altri lavori. Il tutto è favorito dagli strumenti del web, attraverso dei portali specifici dove i freelance offrono i propri servizi in un mercato pressoché globale.

Come sempre le nuove opportunità sono accompagnate da rischi difficilmente affrontati in precedenza, entriamo in una sorta di territorio inesplorato. Innanzitutto è complesso stabilire, nel mare magnum di forme diverse e poco definite di collaborazione, il numero di piattaforme di crowdsourcing presenti e il numero di utenti registrati. La crescita radicale non è realmente quantificata e stimata. Lavorare al videoterminale porta ad un affaticamento visivo, accompagnato da problemi muscoloscheletrici, se non vengono prese le corrette precauzioni in termini di ergonomia e ambienti di lavoro. La pressione di lavorare senza continuità, magari un giorno per l’altro, priva di una sensazione di sicurezza con difficoltà nella concentrazione e continue distrazioni. Può esserci una carenza di sorveglianza, manca la supervisione adatta e c’è la possibilità di ritrovarsi isolato.

Ci sono situazioni che, mancando le coordinate generali, non possono essere realmente risolte: quali regolamentazioni vanno seguite per tale modalità di lavoro? Che modelli legislativi è necessario seguire? Che assicurazioni esistono per la protezione dei lavoratori? Come avviene la certificazione ed il controllo?

In conclusione si dovrebbe regolare la sharing economy, senza tarparle le ali. Tra opportunità (crescita di competitività, innovazione, creazione di un mercato digitale, flessibilità, accesso di lavoratori sennò discriminati) e rischi (sopracitati) sarà centrale trovare il giusto bilanciamento per garantire Sicurezza e Salute ai lavoratori impegnati nel crowdsourcing.

Piscine: quaderni di salute e sicurezza Inail

In questo periodo dell’anno le Piscine rappresentano la meta preferita di chi non può per svariati motivi raggiungere il mare. Se da un lato gli infortuni in ambiente di lavoro sono oggetti di analisi, spesso i rischi presenti nella vita non lavorativa vengono presi meno in considerazione. Le piscine sono un luogo a metà tra ambiente di lavoro, per alcuni, e di svago, per altri, rappresentando l’esempio perfetto dove la sicurezza e la salute dei lavoratori si fonde a quella di comuni cittadini intenti a praticare uno sport, o semplicemente intenzionati a divertirsi.

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I Quaderni per la Salute e la Sicurezza Inail sulle Piscine sono la versione aggiornata di un documentato presentato nel 2005 e intendono prevenire i rischi, conformando le norme agli adempimenti tecnici, organizzativi e comportamentali. Partendo da una rapida descrizione, anche storica, del nuoto si offre un utile supporto ad utenti e personale delle piscine, per quanto riguarda salute e sicurezza in acqua.

La classificazione degli impianti, la lista relativa alle leggi nazionali e regionali, anticipano tutti i requisiti di sicurezza in vari ambiti: igienico, ambientale, sanitario, di controllo e primo soccorso. Ad esempio, parlando di “sicurezza e controlli”, si fa affidamento al decreto ministeriale del 18 marzo 1996 “Norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio degli impianti sportivi”, coordinato con le modifiche e le integrazioni introdotte dal decreto ministeriale del 6 giugno 2005. Si prevede che i titolari degli impianti siano responsabili dell’attuazione e del mantenimento delle condizioni di sicurezza, a garanzia dell’incolumità del pubblico, degli atleti e del personale addetto.

I titolari possono essere configurati sia nei proprietari della struttura sia nei gestori della stessa con responsabilità di:

  1. valutazione del rischio;
  2. predisposizione e redazione del piano di sicurezza;
  3. predisposizione e redazione del piano di emergenza;
  4. nomina del personale addetto alla sicurezza dell’impianto;
  5. formazione e informazione degli addetti agli impianti;
  6. effettuazione e registrazione di controlli periodici del corretto funzionamento.

Passando agli infortuni i più statisticamente frequenti riguardano cadute e scivolamenti, l’ambito è quello delle “lesioni dell’apparato scheletrico; fratture del cranio, lacerazione del timpano; fratture al tratto cervicale, dorsale, lombare, osso sacro, coccige; fratture al bacino, al torace; fratture agli arti superiori (braccio, avambraccio, polso e mano);fratture agli arti inferiori (femore, tibia, perone, piede); lesioni dentarie; lesioni muscolo-tendinee”. Inoltre “i pericoli che possono essere connessi ad un’ambiente come la piscina sono quindi l’annegamento, i traumi da impatto, l’esposizione ad agenti fisici come freddo e caldo, contatto inalazione o ingestione di patogeni, virus, agenti chimici”.

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Infine i responsabili delle piscine, ai sensi del D.Lgs. 81/2008 e successive modifiche, devono redigere il DVR per tenere conto dei:

  • potenziali rischi igienico-sanitari;
  • punti o fasi in cui si possono verificare i rischi;
  • misure preventive da adottare; sistema di monitoraggio;
  • azioni correttive;
  • verifiche del piano di sicurezza ed emergenza;
  • aggiornamento delle procedure dei sistemi di prevenzione e protezione, dei soggetti coinvolti in tali procedure,con definizione di incarichi specifici;
  • procedure di attuazione;
  • mansioni a rischio che richiedono un’idoneità professionale

Fonte Inail, qui potete scaricare il Quaderno relativo alle piscine.

Per i vostri dubbi in materia di Sicurezza sul Lavoro e Formazione non esitate a contattarci: chiamaci allo 0532-243048, oppure mandaci una mail all’indirizzo info@b-ethic.it.

 

Inail 2015: morti sul lavoro, aumentano le denunce

La relazione annuale Inail 2015 ci fornisce qualche numero rilevante sugli infortuni mortali accertati, l’Istituto del presidente Massimo De Felice offre i dati relativi all’anno scorso.

Riportiamo quanto segue: le denunce di infortuni sul lavoro mostrano il segno meno, nel 2015 sono state 637 mila in calo del 4% rispetto all’anno precedente, -22% rispetto al 2011. Tra queste 1.246 hanno riguardato casi di morte: 94 in più rispetto al 2014. Cresce il numero delle malattie professionali: 59 mila, 1.500 in più rispetto all’anno scorso. Ovviamente nel quadro manca il lavoro nero, sono presenti solo le denunce effettuate all’istituto.

Delle 637 mila denunce per infortunio 416 mila (-6,6% rispetto all’anno precedente) sono avvenuti in luogo di lavoro, il 18,8% invece al di fuori dell’azienda, quando i lavoratori si spostano per raggiungerla o per rincasare.

Sul tema “malattie professionali” riscontriamo un aumento del 24 per cento, a partire dal 2011, particolarmente impressionante la crescita delle malattie osteomuscolari, tra mal di schiena e problemi connessi. Essa rappresenta la tipologia più diffusa (63% dei casi), al gradino immediatamente più basso di questo spiacevole podio si piazzano le malattie del sistema nervoso.

Purtroppo non si blocca la crescita delle aziende irregolari: nel 2015 gli ispettori Inail presenti in 20.835 aziende hanno riscontrato irregolarità nell’87,4% dei casi, una percentuale decisamente troppo alta. Tuttavia l’istituto precisa che l’istruttoria si apre su aziende a rischio, ecco spiegato l’altissimo numero delle imputazioni. Sul fronte dei lavoratori i regolarizzati sono 61.333 lavoratori (più del 3% rispetto al 2014), di cui 54.771 irregolari e 6.562 in nero.

Fonte relazione annuale Inail 2015.

DVR e DUVRI senza confusione

DVR (Documento di Valutazione dei Rischi) e DUVRI (Documento Unico di Valutazione dei Rischi Interferenziali) vengono spesso confusi tra loro nonostante indubbie diversità, anche se traggono ispirazione dallo stesso punto di partenza di valutazione dei rischi.

Occorre mettere dei paletti, cercando di fare chiarezza all’interno di habitat lavorativi diversi, con ambiti e destinatari variabili. Il significato dei due documenti è molto diverso, ma andiamo con ordine.

  1. Il DVR (art 28 del D.Lgs 81/08) è un documento che ogni azienda si trova a dover redigere e contestualmente aggiornare. Il testo è sottoposto a revisione triennale, ma è necessario rielaborarlo per ogni eventuale modifica al processo lavorativo. Senza guardare al settore in cui un’azienda opera sono esentate le aziende individuali o a conduzione familiare. Contenere la valutazione di ogni rischio è la base, in aggiunta il documento deve contenere criteri valutativi utilizzati, misure preventive e protettive adottate per ridurre i rischi al di sotto dei valori limite, ed il piano di miglioramento per il futuro. In più i nominativi delle figure di riferimento aziendali, le procedure per le misure da realizzare e la codifica delle mansioni che poi portano a rischi specifici.
  2. Il DUVRI (art 26 comma 3 del D.Lgs 81/08) non si lega all’azienda, ma ad un tipo di attività dove si trovano nello stesso campo a cooperare due o più imprese diverse. Chiaramente entriamo in un’ottica completamente diversa, dove il DUVRI elabora e coordina i soggetti presenti, definendo i rischi della singola attività all’interno del progetto intero. Fondamentale è la valutazione delle interferenze possibili, con i rischi derivanti dall’azione di altri soggetti. La dinamicità del documento segue ogni evoluzione dei lavori, spesso prende spunto dai DVR delle aziende singole, dove si osservano i rischi interferenziali. La redazione del DUVRI non si rende obbligatoria se l’appalto è della durata inferiore a due giorni, o se la fornitura di servizi è “intellettuale” o si assiste ad una consegna di materiali o attrezzature; l’obbligo permane se ci sono rischi cancerogeni, chimici, biologici o da atmosfere esplosive.

Sul versante responsabilità di redazione abbiamo un altro discrimine importante: il DVR ricade sul Datore di lavoro dell’azienda, ed è consultabile solo all’interno della stessa. Il DUVRI rientra nelle responsabilità del Committente dei lavori, colui che raccoglie informazioni e costruisce e condivide il documento finale.

Per ulteriori informazioni in merito non esitate a contattare il nostro Team di Professionisti specializzati in Ingegneria Ambientale e Sicurezza sul Lavoro. Chiamaci allo 0532-243048, oppure manda una mail all’indirizzo info@b-ethic.it.

SSL e “Lavori verdi”: approfondimenti pt.2

Dopo avervi presentato in breve cosa si intende per “lavori verdi”, siamo pronti ad entrare nel mondo della SSL. Può capitare che un lavoro verde, dove si rispetta completamente l’ambiente, ponga alcuni interrogativi pressanti in materia di sicurezza sul lavoro; alcune nuove tecnologie hanno esposto i lavoratori ad un rischio decisamente maggiore rispetto al passato.

I nuovi rischi, connessi a tale modalità di intervento, impongono al legislatore un piano rinnovato di norme per sviluppare una SSL su misura; le conoscenze base devono essere rielaborate e non solo trasferite. Due esempi fanno ulteriore chiarezza sul tema:

  • ridurre i rifiuti trasferiti in discarica ha portato ad una crescita nel tasso di infortuni e malattie tra i lavoratori impegnati nel trattamento dei rifiuti stessi
  • installare un sistema solare per produrre acqua calda, deve unire competenze miste tra idraulici, elettricisti e lavoratori in quota.

Per un mercato in vorticosa crescita, senza alcuna intenzione di fermarsi durante questa espansione, la maggior parte dei lavoratori è per forza di cose inesperta. Senza una adeguata formazione la loro sicurezza e salute sarà compromessa, mettendo in pericolo anche chi gravita intorno alle attività svolte. In un sistema così architettato la competitività trae un enorme vantaggio da una buona SSL, un ambiente sano deve essere messo a disposizione anche di chi ci lavora.

Il compito di tutti è quello di prevenire i nuovi rischi, e anche EU-OSHA sta lavorando in tale direzione con studi dettagliati per proporre analisi in grado di prevedere gli scenari futuri, avendo chiare le sfide che i lavori verdi andranno a proporre nei prossimi anni. Si vuole dare alla forza lavoro ogni strumento per sviluppare nuovi posti di lavoro, senza tralasciare la salute e la sicurezza di chi opera in tali condizioni.

Nei prossimi appuntamenti dell’approfondimento entreremo ancora più nello specifico, per restare aggiornati seguiteci anche sui nostri Social Network: Facebook, Twitter e Linkedin.

“Lavori verdi”: approfondimenti pt.1

Prendendo spunto dalle evoluzioni del mercato abbiamo deciso di proporvi una panoramica sulla sicurezza e la salute dei lavoratori impegnati nei cosiddetti “lavori verdi”. Prima di entrare nello specifico, per quanto riguarda la prevenzione su nuovi rischi connessi, cerchiamo di capire cosa sono i lavori verdi?

Vengono racchiusi in tale gruppo una serie di lavori ed impieghi che si dipanano in più settori, creando un indotto in forte crescita. L’espansione in atto coinvolge una forza lavoro decisamente differenziata, dalla salvaguardia ambientale al ripristino degli habitat stessi. Una definizione unica non esiste, ma il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente fornisce qui un report esaustivo dal quale si possono reperire tutte le informazioni del caso.

Da qualche anno la necessità di preservare l’ambiente ci pone dinnanzi ad un bivio, una strada sempre più stretta: la necessità è di trovare il giusto equilibrio tra crescita economica e riduzione dell’impatto delle varie emissioni. A stretto giro di ruota l’efficienza energetica, con riduzione di rifiuti e promozione di energie rinnovabili.

Un lavoro che si dichiara sostenibile non deve prescindere da condizioni lavorative in primis sicure, e poi dignitose per svolgervi le diverse mansioni. Salvaguardare ecosistemi e biodiversità, consumare meno materie prime e tagliare i livelli di inquinamento sono una serie di obiettivi che vengono posti in primo piano dai “lavori verdi”. Anche il nostro gruppo, seguendo l’esempio di EU-OSHA, sostiene una crescita inclusiva, spingendo forte sui punti programmatici della strategia della Commissione europea.

L’economia verde vedrà aumentare tutti i suoi valori, gli organi di competenza prevedono rispetto ai livelli del 1990 un incremento pari ad oltre 1 milione di nuovi posti di lavoro nell’Unione Europea.

B.Ethic grazie al suo Team di Ingegneri Ambientali offre consulenza e gestione ambientale per migliorare la propria realtà lavorativa. Un serio investimento su tali problematiche è anche un elemento di eccellenza per l’azienda, e oltre che obbligo di legge, si tramuta in prospettiva duratura di crescita e vantaggio economico. Per le tue esigenze in materia non esitare a contattarci: chiamaci allo 0532-243048, oppure manda una mail all’indirizzo info@b-ethic.it.

Ferrara Bike Night: i Bis della B.Ethic con Witoor

Siamo ormai ai nastri di partenza della quarta Ferrara Bike Night che illuminerà la notte, a cavallo tra sabato 17 e domenica 18 giugno, da Ferrara al mare, seguendo la Destra Po. La tappa ferrarese apre il nuovo tour della Bike Night, Partenza a mezzanotte con l’obiettivo di battere un nuovo record di presenze.

Per raggiungere il Lido di Volano si farà un percorso naturalistico, interamente su pista ciclabile, di rara bellezza dal Corso Porta Mare, di fronte al Parco Massari, alla Destra Po con vari punti di ristoro durante il tragitto.

Il progetto, ideato e fatto crescere da Simone Davigo di Witoor, ancora una volta è il perfetto esempio di un ciclismo sostenibile, che va a braccetto con innovazione e allo stesso tempo attaccamento al territorio. L’evento porta in dote un approccio alla bicicletta davvero genuino, senza badare al cronometro, al buio e al poco consueto orario di partenza. Movimento e viaggio si fondono racchiudendo nello stesso spazio i tipi più disparati di “ciclisti”: famiglie, agonisti, gruppi di amici, persone di ogni età per una vera festa in cui la curiosità e la passione prevalgono. La valorizzazione degli aspetti paesaggistici ed urbanistici della nostra provincia è un effetto collaterale benefico di questa avventura magnifica.

B.Ethic entra in “corsa” nella Ferrara Bike Night sposando in pieno i valori della manifestazione, che adotta alcune delle parole chiave centrali nel nostro mondo. Qualità ed ambiente, attenzione e rispetto, sicurezza e supporto costante. L’assistenza al cliente, campo nel quale il Team B.Ethic di Professionisti specializzati si spende con successo, si declinerà in un modo particolare: garantiremo assistenza e sicurezza medica grazie a due ciclismi muniti di defibrillatore e naturalmente formati per utilizzarlo prontamente in caso di necessità. Andremo a collaborare con le ambulanze ed auto mediche presenti su tutto il percorso, percorrendo con i partecipanti la ciclabile di circa 100 km.

Andrea Galli Operatore BLSD alla Ferrara Bike Night

Essere partner di Witoor per questa Ferrara Bike Night ci inorgoglisce, la fruttuosa collaborazione con realtà di questo genere fa sorgere spontanea la voglia di crescere continuamente, portando avanti i nostri valori aggiunti: competenza, spirito di innovazione, rapidità e facilità nella gestione. Vi aspettiamo numerosi in strada!

EU-OSHA relazione 2015: adattarsi al cambiamento

Le parole di Christa Sedlatschekdirettrice EU-OSHA – sono l’introduzione migliore per la relazione annuale 2015 dell’importante Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro.

“Sempre di più, il lavoro è trasferito al di fuori dei contesti tradizionali, gli ambienti di lavoro sono caratterizzati da una crescente concorrenza e le tecnologie si sviluppano rapidamente. Inoltre, l’andamento demografico comporta un invecchiamento della forza lavoro in Europa. Di conseguenza, è importante sapersi adattare a questi cambiamenti e lavorare insieme per ottenere i migliori risultati possibili”.

L’anno scorso è dunque riassunto da EU-OSHA mettendo in luce i punti salienti all’insegna dei cambiamenti e della capacità di affrontare e superare rischi e nuove sfide nate appunto dalla variazione. Risulta fondamentale identificare i rischi emergenti ampliando la discussione a quante più parti possibili interessate.

Lo strumento di EU-OSHA per le indagini interattive (ESENER-2) fornisce dati che possono essere filtrati in svariate modalità: rischi psicosociali e disturbi muscoloscheletrici risultano essere i fattori di rischio più diffusi. Una corretta valutazione dei rischi è sempre ed ancora il modo migliore per iniziare ad affrontare la Sicurezza sul Lavoro. Il successo nella gestione globale del tema sicurezza e della salute sul lavoro – tra micro e piccole imprese – viene determinato dal contesto in cui si trovano ad operare.

Il 2015 ha anche raccolto le conclusioni essenziali del progetto “Lavoro più sicuro e più salutare ad ogni età: sicurezza e salute sul lavoro nel contesto di una forza lavoro che invecchia”, per raccogliere la sfida lanciata dal sistema pensionistico in evoluzione, per l’invecchiamento della forza lavoro in Europa. Una vita lavorativa sostenibile ad ogni età è anche il centro della campagna “Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età 2016-17“.

Napo – il protagonista della campagna sopra citata di cui abbiamo parlato anche noiha rivestito un ruolo decisivo nella divulgazione e sensibilizzazione su vari temi specifici: rischi posti dall’elettricità e svariate altre situazioni che si possono guardare e scaricare sul nuovo sito web di Napo. 

Infine è da segnalare l’utilissimo servizio fornito da OSHwiki, piattaforma web multilingue, dove i vari utenti interessati hanno la possibilità di scambiarsi informazioni e conoscenze in materia di sicurezza e salute sul lavoro. Fornire un luogo virtuale del genere, amplia le opportunità, sfruttando i social media che sono ormai un veicolo centrale nella comunicazione moderna. L’enorme aumento di visite indica che l’esperimento è riuscito.

Il nostro Team è sempre attento agli input che arrivano dall’EU-OSHA, vi aspetta nelle prossime settimane una lunga serie di approfondimenti sui temi della Formazione, della Sicurezza sul Lavoro e dell’Ambiente.

Prodotti chimici: Piano nazionale di controllo

Il Ministero della Salute è chiaro e qui trovate una visione a 360° sull’argomento: ovvero la pubblicazione del Piano nazionale delle attività di controllo sui prodotti chimici per il 2016, predisposto con la collaborazione del Gruppo Tecnico Interregionale REACH – CLP, con il Centro Nazionale Sostanze Chimiche dell’Istituto Superiore di Sanità e la Rete dei laboratori di controllo in attuazione all’Accordo CSR N. 88/2015. La reale operatività dei controlli è garantita dal Ministero stesso, per realizzare una verifica della attuazione totale delle varie regolamentazioni prescritte da parte dei vari soggetti che compongono la catena di distribuzione delle sostanze, fino all’immissione sul mercato dei prodotti.

Qui riportiamo la tipologia di sostanze controllate:

  1. sostanze, miscele o articoli classificati come cancerogene, mutagene, reprotossiche, sensibilizzanti o identificate ai sensi dell’articolo 59 del regolamento Reach o individuate nell’ambito delle restrizioni del regolamento stesso, allegato XVII
  2. sostanze potenzialmente presenti in articoli destinati al consumatore finale, con focus deciso su categorie sensibili come lattanti, bambini, adolescenti, donne in gravidanza e/o destinati ad essere utilizzati da un elevato numero di persone
  3. sostanze potenzialmente presenti in processi industriali largamente diffusi nel territorio

Sulle normative territoriali specifiche le autorità per i controlli Reach e CLP programmano per l’intero 2016 numero e tipologia delle attività da porre in campo.

Apprendistato: consulenza e formazione in B.Ethic

Apprendistato

La Formazione in B.Ethic si amplia e il nostro Team è pronto a fornirvi un nuovo servizio: consulenza e formazione per l’Apprendistato. In collaborazione con Enfap Emilia Romagna socio di Formazione & Lavoro (che con le sue competenze è il Consorzio Leader nella gestione dell’Apprendistato in Emilia Romagna) verrà garantita una formazione completa dell’apprendista, sia sulla sicurezza, sia sulle competenze trasversali.

Spieghiamo brevemente cosa si intende per Apprendistato professionalizzante: parliamo di un contratto di lavoro, o formativo, che si rivolge ad una platea specifica di lavoratori, i giovani tra i 18 anni (17 se in possesso di qualifica professionale) e i 29 anni (sino al giorno precedente il compimento del trentesimo anno).

Il contratto, che può durare al massimo 3 anni o  5 per profili caratterizzanti la figura dell’artigiano, prevede un obbligo formativo di tipo:

  1. tecnico-professionale a cura dell’impresa, su cui viene fornito un Servizio di Consulenza Formativa;
  2. di base e trasversale a finanziamento regionale tramite voucher, di Formazione in Aula.

Consulenza sulle tematiche tecnico-professionali come stabilite dai CCNL, ai fini della regolarità documentale in caso di visita dell’Ispettorato del Lavoro.

Formazione di base, quale la sicurezza sul lavoro, obbligatoria per legge che può essere finanziata se effettuata nei tempi previsti dalla normativa. Trasversale, per l’acquisizione da parte dell’apprendista di  conoscenze e capacità relative ad un’area professionale riguardante il Sistema regionale delle Qualifiche.

Informazioni più dettagliate in merito le trovate qui, sul sito della Regione Emilia-Romagna

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