Infortuni (mai) banali

Spesso nel parlare collettivo di tutti i giorni vengono definiti “infortuni banali” quelle situazioni che creano danni limitati, dove le conseguenze sono reversibili e dunque a volte trascurate senza riservare loro la dovuta attenzione.
L’intensità delle cause non è parallela e simmetrica all’intensità degli effetti, spieghiamoci meglio.
Inciampare o scivolare sembrano fatti totalmente scollegati dai pericoli insiti in un particolare ambiente di lavoro; se essi hanno luogo vengono immediatamente riconosciuti come eventi casuali, possibili nella vita di tutti i giorni.
Camminare è il movimento motorio per eccellenza e diventa facile trarre la conclusione che l’eventuale inciampo sia dovuto alla distrazione. Una causa del genere (la distrazione) non riassume affatto le casistiche e fermarsi a tale argomentazione ferma anche il processo di strategie di prevenzione. Una corretta analisi degli eventi diventa il primo passo che connette soggetto, attività e contesto. L’esortazione del datore di lavoro all’attenzione diviene vana ed inutile se l’azione non si collega ad altre attività accessorie al camminare. Nessuna attività è slegata da sotto-attività distintive e particolari; a fianco del compito principale ci ritroviamo gioco forza a gestire situazioni composite, magari più o meno critiche e comunque capaci di variare il quadro generale.
L’ambiente, le strutture tecniche e i materiali, e le interazioni sociali sul luogo di lavoro concorrono alla creazione di una consapevolezza dei vari fattori del contesto operativo, variabili e non, per formare strategie di contrasto agli infortuni sempre più efficaci.
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