Salute e sicurezza lavoratori all’estero

Negli ultimi trentanni il mercato del lavoro è cambiato a ritmi difficilmente immaginabili, fenomeni sociali come la globalizzazione hanno mutato il panorama intero, ed il discorso è valido sia per le imprese ad alta innovazione tecnologica che per le aziende di piccole e medie dimensioni. La crisi economica ha poi spinto alcune società a cercare un movimento verso nuovi mercati esteri, trovandosi un confronto non indolore con la diversa legislazione del luogo. L’attività imprenditoriale si è trovata a volte in confusione, dovendo applicare normative diverse dal nostro paese. Nella Salute e Sicurezza del Lavoro il tema è particolarmente sentito in quanto è vincolante anche all’estero fornire al lavoratore condizioni di lavoro che rispecchino certi standard di sicurezza.

La legislazione italiana non ha promulgato una normativa specifica sulla tutela della Sicurezza del lavoro all’estero, spesso considerando le vicissitudini del diritto internazionale e la difficoltà nello stabilire la legge realmente applicabile in una data circostanza.

La grande differenziazione è tra lavori in paesi dell’Unione Europea (dove la normativa è coerente a quelle italiana) o paesi extraeuropei dove è presente una diversa cultura del lavoro, e le condizioni sono diversificate per variante quali il clima, la sicurezza pubblica ecc. ecc. Fare confronti diventa impossibile e i primi passi da muovere sono questi:

  1. Studiare criteri di orientamento sugli strumenti normativi internazionali, europei e nazionali per trovare una norma applicabile al caso specifico;
  2. Considerare le differenze a seconda del rapporto lavorativo che intercorre tra azienda e dipendente;
  3. Capire che tipo di obblighi nell’ambito della prevenzione sono richiesti, verificando gli standard;
  4. Rilevare in Italia la valenza dei reati commessi all’estero, affrontando tematiche del diritto penale.

Per fare un esempio relativo ad un caso che faccia riferimento a paesi dell’Unione Europea il bandolo della matassa è formato da: direttive comunitarie (n.89/391 CE in materia di salute e sicurezza e n. 97/71 CE in materia di distacco dei lavoratori nell’ambito delle prestazioni di servizio), regolamenti UE (593/2008 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 giugno 2008 sulla legge applicabile alle obbligazioni contrattuali), principi di diritto penale e D.Lgs. n.81/2008.

Scendendo del campo della pratica come bisogna agire per preservare salute e sicurezza? Centrale nelle operazioni sarà una corretta valutazione dei rischi. La pianificazione delle operazioni porta ad adottare misure idonee per la tutela del lavoratore, studiando i “rischi generici aggravati” (mirati al Paese ospitante) tra clima, geografia, rischi politici e sociali, capacità reali delle strutture di emergenza e pronto soccorso.

Non sempre è realmente così, ma ogni Stato dell’Unione Europea dovrebbe presentare misure di prevenzione simili o equivalenti a quelle italiane, se chiaramente è stato recepita la direttiva comunitaria in materia di salute e sicurezza sul lavoro.